Ho passato gran parte della mia vita a leggere: che fosse per diletto o per studio, i libri sono stati la mia più grande compagnia. E, ovviamente, le biblioteche sono stato lo sfondo d'elezione di questa mia lunga love story con la parola scritta. Si è trattato, per lo più, di biblioteche frequentate per motivi di studio, perché, purtroppo, da noi, il concetto di un posto dove andare a prendere in prestito un libro da leggere per diletto non ha attecchito.
Ricordo la prima: una piccola biblioteca di quartiere, ubicata nella sede della Circoscrizione Comunale. La frequentavo ai tempi del liceo, allo scopo di raccogliere materiale per la tesina da presentare alla maturità. Mi rivedo immersa nella lettura de "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" di Max Weber e provo tenerezza per quella me stessa così giovane.
Poi venne la biblioteca della Stazione Zoologica, una delle più prestigiose istituzioni scientifiche di Napoli. Una volta, le ricerche bibliografiche si facevano in maniera molto diversa da oggi, quando basta qualche click su PubMed, per aggiornarsi sulle ultime pubblicazioni scientifiche e le biblioteche sono consultabili online.
A quei tempi, esisteva una rivista - Current Contents - che, con cadenza settimanale, pubblicava, divisi per argomenti, i titoli dei più recenti lavori scientifici pubblicati. Noi si scorreva quegli elenchi, s'individuavano le pubblicazioni che c'interessavano e, dopodiché bisognava procurarsi il testo integrale. A quel punto, era necessario recarsi alla Stazione Zoologica, che possedeva la più ricca collezione di riviste scientifiche di ambito biologico della città, oltre ad essere molto ben organizzata.
La Stazione Zoologica è ubicata nella Villa Comunale, sul lungomare di Via Caracciolo. Io percorrevo gli stretti corridoi tra le scaffalature, prendevo i volumi che mi interessavano e me li portavo ad una delle scrivanie poste davanti ai grandi finestroni che guardavano verso il mare. Nel silenzio e nella pace di quel luogo, ogni tanto mi fermavo e riposavo la mente, facendo vagare lo sguardo tra Capri, Posillipo e Castel dell'Ovo.
Poi venne la biblioteca della Rockefeller University, a New York: un enorme stanzone con grandi vetrate affacciate sull' East River. E, se pensavo che la biblioteca della Stazione Zoologica fosse ben organizzata, quella della RU la batteva: mi bastava consegnare ai bibliotecari l'indicazione del lavoro che m'interessava per ritrovarmelo fotocopiato sulla scrivania, la mattina dopo.
Insomma, per me, le biblioteche sono sempre state un luogo di pace e raccoglimento, un posto che m'invita a fermarmi, un tempio della mente.
E queste sensazioni, miste ad un pizzico di nostalgia, le ho provate ancora, la settimana scorsa, quando mi sono recata presso la biblioteca del mio Dipartimento per regalare i numerosi testi che occupavano la libreria del mio studio, studio che, adesso che sto per andare in pensione, devo liberare. A casa non più spazio e lì, messi a disposizione degli studenti, saranno sicuramente più utili.
Insomma, anche se, come ho detto, le ricerche bibliografiche si fanno ormai su Internet, anche se mi sono convertita da anni all' ebook, le biblioteche rimangono, per me, un luogo molto speciale.
Esiste, tuttavia, una categoria che non può, a mio parere, essere digitalizzata: i libri e le riviste di cucina. Perché un libro di cucina va sfogliato, bisogna poter andare avanti e indietro agevolmente, bisogna vedere le foto a colori, altrimenti perde gran parte del suo potere ispiratore. E' anche per questo che non ho posto per i libri scientifici: perché una non piccola parte delle librerie di casa mia è occupata da libri e annate rilegate di riviste di cucina. Ed è un piacere grande sfogliarli alla ricerca di un'idea, di una ricetta, di una tecnica.
La ricetta di oggi è frutto proprio di uno di questi "brain storming" tra me ed i vecchi numeri de La Cucina Italiana. Una ricetta ricca di sapori estivi, perfetta anche per un pic nic o per portarsela in barca, come abbiamo fatto noi.
Tatin di peperoni con acciughe e frico
Pasta sfoglia 500 g
Peperoni colorati 1 k
Datterini 10
Ciliegine di mozzarella 20
Zucchine 300 g
Filetti d'acciuga 12
Parmigiano grattugiato 80 g
Olio evo
Basilico
Sale
Arrostire i peperoni, spellarli, privarli dei semi e tagliarli a strisce alte due dita. Con la mandolina, tagliare le zucchine a nastri sottili e grigliarle (la ricetta originale impiega le zucchine crude, ma io ho preferito grigliarle, per dare loro un sapore più forte, temendo che potessero "scomparire" , nell'abbinamento coi peperoni).
Scaldare un padellino e distribuire uniformemente sul fondo un po' di parmigiano; appena il formaggio inizia a dorarsi, levare dal padellino la cialdina, aiutandosi con una spatola. Continuare, fino ad ottenere un numero di cialdine di formaggio sufficienti a ricoprire il fondo di una teglia da 30 cm. Dopo averla unta con un po' d'olio, rivestire il fondo di questo stampo con un disco di carta forno e poggiarci sopra le cialde di parmigiano.
Prendere le falde di peperoni e, su ognuna, stendere un nastro di zucchina grigliato; salare e poggiare, ad un'estremità, mezza mozzarellina ed un terzo di filetto d'acciuga. Arrotolare e disporre in cerchi concentrici nella teglia, lasciando un po' di spazio dal bordo. Riempire gli interstizi tra un rotolino di verdure e l'altro con i pomodori datterini tagliati a metà e foglie di basilico.
Prendere il disco di pasta sfoglia e poggiarlo sulle verdure, rimboccandolo torno torno. Infornare a 200 gradi, per circa 30 minuti. Lasciar intiepidire la tatin nella sua teglia, prima di sformarla, capovolgendola.
In freezer, avevo delle tartellette di pasta brisè e, con una di esse, ho provato a fare anche una monoporzione.
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