Lo so, avevo detto che, dopo i primi due ( in realtà, son stati tre, ma uno non l'ho pubblicato ), non avrei fatto un altro pane dolce, ma è successo che sono stata di nuovo assalita dalla voglia di impastare ed ho ceduto.
Mai come questa volta, l' MTC ha portato i partecipanti a riflessioni profonde e dolenti, vuoi perchè le ferite del passato non si sono del tutto rimarginate ( e come avrebbero potuto, dopo tanto orrore?..) e, anzi, ancora ne viviamo le conseguenze, vuoi perchè i nuovi flussi migratori hanno rinvigorito il demone mai sopito dell'intolleranza. Ma questo MTC è stato anche l' occasione per un approfondimento su una cultura ed una tradizione che molti di noi conoscevano poco e ditemi voi quale altro contest di cucina offre spunti così interessanti ed "arricchenti"!
Cibo e tradizione sono così strettamente intrecciati che è pressochè impossibile che si dia una tradizione che non si esprima anche ( oserei dire soprattutto...) attraverso il cibo e mi è sempre piaciuto osservare come certi cibi attraversino trasversalmente varie culture. Anche la nostra tradizione è ricca di pani dolci, risalenti ad un' Italia povera, dove bastava aggiungere qualche ingrediente dolce - miele, saba, frutta secca - al pane di tutti i giorni per far festa. E di tutti questi pani dolci, naturalmente, il più famoso è il panettone, che, negli anni '50, grazie alla produzione industriale, varcò i confini lombardi, imponendosi in tutto il Paese come "il" dolce natalizio per eccellenza. Cibo e tradizione si intrecciano... le culture si intrecciano... ed è stato così che ho intrecciato il mio terzo pane.
Pane dolce del sabato versione panettone
Farina Manitoba 125 g.
Zucchero 50 g.
Lievito di birra 10 g.
Acqua tiepida 62 ml.
Olio evo 62 ml.
Sale 5 g.
Uova medie 1
Tuorlo 1
Acqua 1 tbs.
Semi di cumino 1 tbs
Uvetta 150 g.
Frutta candita 100 g.
Per il procedimento, riporto quanto scritto da Eleonora
"Prima di tutto è importantissimo setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a che si forma una schiuma. Mescolare la farina, il sale e lo zucchero , versarci il lievito e cominciare ad impastare, aggiungere poi l'olio e per ultime l' uovo, incorporandolo al tutto. Lavorare fino a che l'impasto si stacca perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore. "
Dividere l' impasto in tre parti uguali, formare dei cilindri e spianarli col matterello, formando delle strisce. Disporre al centro di ogni striscia l'uvetta ammollata e strizzata e la frutta candita tagliata a cubetti. Inumidire il bordo di ogni striscia e sigillare il ripieno all' interno. Rotolare leggermente i tre cordoni ripieni, ridando loro forma cilindrica. Formare la treccia. Battere il tuorlo con un po' d' acqua e spennellare la treccia; spargervi sopra i semi di cumino e far lievitare almeno due ore. Infornare a 180 gradi, per 30 minuti, coprendo la treccia con un foglio di alluminio, dopo i primi 15 minuti.
A me MAriella piace veramente tantissimo ..... non capisco le tue perplessità ..... anyway... mi fido di te ;D, buon weekend e buon Sabato, baci, Flavia
RispondiEliminaGrazie! Buon sabato anche a te!
EliminaAnche il panettone! E no quello non vale! È' nostro e non importa se sei milanese! O fai il babà o il panettone! Ecco :))))) (mi sento molto Stefania in questo momento ...)
RispondiEliminaGiulia, e che ci posso fare se nessuna di voi milanesi ci ha pensato?? E, poi, la versione babà non la potevo fare, per via dell'alcool, che non era ammesso dalle regole!
EliminaLa prossima volta non ti porto il sale.... ma le chiavi di Milano!!
RispondiEliminaBrava Mariella, il tuo pane sarà la prossima merenda per mio figlio.. milanese DOCG!
Buonanotte
Nora
PS ... guarda che voglio imparare a fare il babbbbbà!
Nora, ehm...io col babà ho avuto risultati altalenanti..
RispondiEliminagli stimoli più importanti son quelli che ci date voi: noi diamo l'imput- e poi corriamo a ripararci dai colpi della vostra fantasia :-)
RispondiEliminaquesta versione, per certi versi, è il classico uovo di colombo: era lì, a portata di tutti.. e tanto per cambiare, c'è arrivata una Napoletana :-)
Grazie ancora!
ale
Con la diaspora, la cucina ebrea stessa si è arricchita di quelle dei paesi che ci hanno ospitati. Basti pensare che in alsazia per gli ebrei non esiste Shabbat senza Kouglkopf, o alle tajine ricche di frutta secca e disseccata degli ebrei marocchini, per dirne due a caso. :-)
RispondiEliminaIl tuo pan dolce-panettone è quindi un'idea entusiasmante che ha tutta la logica del mondo. grazie!