Poche cose mi danno il senso del tempo che passa come vedere negozi che, per me, sono stati "storici", chiudere ed essere sostituiti da altri, per lo più da negozi delle grandi catene , quelli che trovi ovunque, quelli che hanno tolto personalità ed individualità alle città, per cui, che tu sia a Parigi o a Madrid, sembra non fare più molta differenza. Lo so, si chiama globalizzazione, ma non è detto che debba piacermi per forza...
Ma ci son rimasta proprio male, quando, l'altro giorno, mentre andavo in palestra, ho realizzato che aveva chiuso un negozietto che era un vero punto di riferimento per me e, immagino, per tanti altri che vivono nella zona. Si trattava di un emporio di casalinghi, stipato all'inverosimile, in un disordine che minacciava di sommergere , da un momento all'altro, l'omino che ci lavorava. Eppure, in quel caos, lui ci si destreggiava benissimo. Tu gli chiedevi una cosa, lui, a colpo sicuro, infilava una mano in una delle cataste e, mentre tu ti aspettavi che gli crollasse tutto addosso nel momento stesso in cui avesse ritirato la mano, lui, con un gesto da prestigiatore, faceva apparire quello che gli avevi chiesto. Perché aveva "tutto", ma proprio tutto quello che poteva servire in casa. Era una certezza: se non riuscivi a trovare qualcosa altrove, lui ce l'aveva. Ed era aperto sempre, anche la domenica. Negli ultimi anni, gli si era affiancato il figlio e il negozio era diventato magicamente ordinato, gli orari di apertura "regolari", l'omino relegato in un angolo, a subire un po' il nuovo efficientismo e le critiche del figlio ("finalmente ci si può muovere in questo negozio!", "fosse per lui, starebbe aperto anche la notte!").
Non so perché abbia chiuso, ma so che mi mancheranno lui, il suo disordine ed un modo di fare commercio che va scomparendo...
Ma, bando alla tristezza, che già la pioggia, fuori, è abbastanza deprimente. Consoliamoci con una ricetta semplice, ma tanto estiva. Non per fare paragoni quanto meno azzardati, ma, anni dopo averla fatta per la prima volta, ho scoperto che anche Gennaro Esposito fa qualcosa di simile. Son soddisfazioni....
I cefalopodi accompagnati dalle patate sono un classico: polpi, seppie e calamari si abbinano egregiamente a questi tuberi. Partendo da questo riuscito connubio, l'ho presentato in maniera un po' più "elegante", accostandolo ad un altro grande classico (che io adoro): la tapenade provenzale.
Torrette di calamari e patate
Patate 400 g
Calamari 400 g
Olive di Gaeta 100 g
Capperi 2 cucchiai
Acciughe 8 filetti
Aglio 1 spicchio
Olio evo 1/2 bicchiere
Buccia di mezzo limone
Preparare la tapenade: snocciolare le olive e frullarle grossolanamente con i capperi, le acciughe e l'aglio, aggiungere metà dell'olio e la buccia di limone grattugiata. Pulire i calamari e tagliarli ad anelli; cuocerli a vapore per 3 minuti. Pelare le patate, tagliarle a rondelle di mezzo centimetro di spessore e cuocere anch'esse a vapore. Formare la torrette, alternando le fette di patata con in calamari, irrorarle con un po' d'olio e napparle con la tapenade.
La foto è di Lydia Capasso
Mariella questa torretta è elegante e sicuramente buona, si serve fredda giusto?
RispondiEliminaTiepida è al suo meglio
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