Per chi fa il mio lavoro, un periodo presso un laboratorio straniero è una tappa quasi obbligata, non solo perché "fa curriculum", ma soprattutto perché vedere come lavorano in altre realtà è un'esperienza che apre la mente ed arricchisce. E talvolta deprime, specie al momento di rientrare in Italia, ma questo è un altro discorso...
La mia personale esperienza si è svolta presso la Rockefeller University, a New York. Ripensare alla determinazione con cui ho perseguito quell'obiettivo mi serve a caricarmi nei momenti in cui mi sento un'inutile incapace. Si, perché trovare il finanziamento, un laboratorio che mi ospitasse e far digerire al neo-marito l'idea di restare da solo per diversi mesi, sia pure ripartiti nell'arco di due anni, non fu affatto semplice. Un ulteriore problema fu rappresentato dal materiale, oggetto del mio studio, che avevo bisogno di portarmi dietro. Avreste dovuto vedere le facce degli impiegati delle varie compagnie aeree, quando io entravo e, col sorriso sulle labbra, esordivo: "Salve, io dovrei andare a NY, portando con me dei cervelli di rana in azoto liquido". Qualcuno cadeva dalla sedia, qualcun altro, più coriaceo, riusciva ad esalare un: "Perché mai?? Non ci sono rane in America??" "Ovvio che ci sono, ma non sono della specie che interessa a me!" Appena rientravano in sé, però, mi dicevano che non era possibile, credo più per lavarsene le mani che perché sapessero effettivamente che non era possibile. Finché approdai negli uffici della defunta PanAm, dove accettarono di mandare me e i miei cervelli congelati negli USA.
Furono mesi esaltanti, dal punto di vista professionale, ma mi sentivo un po' sola. Non c'era assolutamente la facilità di comunicazione che c'è oggi: niente skype, niente messenger (R.I.P...), niente mails...giusto una telefonata alla settimana con mio marito e l'attesa di qualche lettera dagli amici. Insomma, avevo un po' di nostalgia di casa, nonostante New York, negli anni '80, fosse viva e pulsante come non mai. Ma non era facile, per me, avere una vita sociale. Le persone con cui avevo un po' legato- tutti stranieri come me- erano anche tutti singles e, uscendo con loro, finiva sempre che dovevo difendermi da qualcuno che ci provava, per cui, per evitare di trovarmi in certe situazioni, spesso, preferivo stare da sola. E, come se non bastasse, NON POTEVO CUCINARE!! E si, perché alloggiavo nel campus e questo significava avere a disposizione solo una stanza con un bagno, ma niente cucina. E poiché la mia borsa di studio solo eccezionalmente mi consentiva di mangiare in posti che non fossero la cafeteria della Rockefeller o un Coffee Shop, la mia esperienza della cucina americana fu abbastanza limitata. Due piatti, però, ricordo come una rivelazione: le ribs ed il chili. Ed ecco che arriviamo all' MTC di questo mese, che ha riportato alla memoria i ricordi del mio "periodo niuiorchese" e mi ha fornito il pretesto per preparare un piatto che non facevo da tanto e, per di più, grazie ad Anne, in una versione molto più "filologicamente corretta" di quella che preparavo in passato.
Chili con fagioli neri
Spuntature di maiale 500 g
Cipolla 1/2
Semi di cumino 1 cucchiaino
Peperoncini 4
Olio evo 1 cucchiaio
Patatine novelle 200 g
Fagioli neri 150 g
La sera prima, ho messo a bagno in acqua fredda i fagioli. Il giorno dopo, li ho lessati con uno spicchio d'aglio. Intanto che cuocevano, ho messo i peperoncini in infusione con poca acqua calda per due ore; trascorso questo tempo, li ho frullati, ottenendo una specie di pasta. In un tegame dal fondo spesso ho fatto rosolare nell'olio evo la cipolla tagliata a fettine ed i semi di cumino. Quando la cipolla è apparsa quasi sfatta, ho aggiunto le spuntature di maiale, le ho fatte rosolare un po', ho aggiunto un cucchiaino scarso di pasta di peperoncino (il quantitativo può variare, a seconda del gradi di piccantezza del peperoncino), le patatine novelle ben spazzolate per rimuovere lo sporco esterno ed ho incoperchiato ed infornato a 120 gradi, per 3 ore. Questa cottura prolungata a bassa temperatura ha conferito alla carne una morbidezza eccezionale, senza disfarla. Al momento di servire, ho messo nel piatto la carne, le patate ed i fagioli sgocciolati e conditi con un filo d'olio evo.
Ho accompagnato il tutto con delle simil-piadine
Simil-piadine
Farina ai 3 cereali Loconte 75 g
Farina 00 25 g
Olio evo 1/2 cucchiaio
Lievito per torte salate 1/2 cucchiaino
Sale
Ho impastato rapidamente tutti gli ingredienti, aggiungendo un po' d'acqua, fino ad ottenere un impasto sodo, ma morbido. Ho diviso l'impasto in 3 palline, le ho stese col matterello e le ho cotte in un padellino antiaderente, precedentemente scaldato.
Buona la cucina tex-mex!Bella ricetta!
RispondiEliminaScommetto comunque che quel periodo è fra i tuoi ricordi più belli, nonostante la lontananza e la mancanza di una cucina!
RispondiEliminaL'ispirazione l'avevi e si vede, i fagioli neri mi ricordano moltissimo la cucina messicana alla quale il Chili è inevitabilmente legato e la piada è perfetta per ricordarci che tutte le cucine del mondo sono nate e sono migliorate anche grazie alle tante influenze ricevute dai diversi paesi nel mondo!
Bravissima!!
sono sempre stata curiosa di assaggiare le famose ribs: le tue sembrano davvero fantastiche, in più coniugano l'america con il messico e l'italia... mamma potrei impazzire per un piatto così!!
RispondiEliminamolto bello tutto l'insieme, robusto e "mascolino" come e' la cucina Tex-Mex. Mi piacciono in particolare le patate cotte e mangiate con la buccia, come si fa normalmente qui (anche per il pure', la buccia la lasciamo), e la cottura lenta al forno. Bravissima!!
RispondiEliminaAnn
mariella, io son piegata in due dal ridere... e mai come adesso, sono convinta che la realtà superi la fantasia, ma di parecchio.
RispondiEliminae comunque, il buongiorno si vede dal mattino: quando io ero in Inghilterra, mi ingozzavo di creme e biscotti; tu preparavi questo splendido chili, per inciso l'unico, finora, con le spuntature di maiale. Neanche a dirlo, un'altra grande rielaborazione di un piatto di territorio, queta volta messicano, in chiave MTChallenge: è un po' il filo conduttore delle tue partecipazioni alla sfida, un continuo arricchimento nell'arricchimento e neppure stavolta hai fatto eccezione. grazie, davvero!
Ma quanto ho riso per la storia delle rane? :D
RispondiEliminaImmagino però che sia stato difficile fare una scelta del genere, il che la dice lunga sulla tua professionalità :)
la stessa che ci metti per l'MTC direi, anche se, dopo l'incipit, credevo che avrei trovato un chili con rane!
Bello!!
RispondiEliminaChe bel racconto, New York negli anni 80 e tutto il resto!
RispondiEliminaAnche io ho usato i fagioli neri :-D
fare un salto nel passato è sempre piacevole :)
RispondiEliminatanto di più se è proprio un piatto così succulento che ti ha fatto tornare con la mente a NY!
baciotti
Ciao Mariella!! Eccomi qui come tua nuova follower grazie all'MTC e ad ammirare la tua versione del chili...con il maiale rosolato con il cumino deve essere davvero saporita...ora mi faccio un giro per curiosare!
RispondiEliminaA presto!
Benvenuta!
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