Una cosa che mi fa incavolare tantissimo è quando qualcuno mi dice: "Ma davvero sei napoletana? non l'avrei mai detto"... E il bello è che, chi mi dice questa cosa, pensa di farmi un complimento! E già, perché una persona educata, che parla in italiano, si ferma al semaforo rosso e non tenta di scipparti la borsa non può essere napoletana...
Quando sento parlare della mia terra, è sempre un oscillare tra gli stereotipi folcloristici e quelli negativi. Da un lato pizza-sole-mandolino e dall'altro camorra-delinquenza-anarchia. Lo so, la gente adora gli stereotipi, perché evitano la fatica di pensare. Ma la realtà, ovviamente, è molto più complessa e sfaccettata di così. Ed è proprio per raccontare questa realtà che ho aderito all'iniziativa "Terra di fuoco", per mostrare che la Campania è anche altro. Il che non vuol dire negare i problemi che indubbiamente ci affliggono, ma mostrare anche quello che di bello e di buono c'è in questa regione e che rischia di essere offuscato dagli stereotipi di cui sopra.
Tra le iniziative del progetto Terra di fuoco, ce ne sono alcune volte a permettere di conoscere dal di dentro queste realtà che meritano di essere valorizzate.
Quando ci è stata offerta la possibilità di visitare un pastificio ( e non un pastificio qualunque, ma il Pastificio dei Campi!) a Gragnano, mi sono affrettata a prenotarmi, perché mi sembrava particolarmente significativo iniziare proprio dall'alimento che, insieme alla pizza, più ci rappresenta.
E' stata un'esperienza interessantissima, a cominciare dall'incontro con il titolare. Giuseppe Di Martino è un visionario... Perché solo i visionari sono capaci di immaginare un futuro diverso e, dopo, rimboccarsi le maniche per renderlo realtà. Come dice sempre mio marito: la vita va prima immaginata e poi vissuta.
Rappresentante della terza generazione di una famiglia di pastai, Giuseppe avrebbe potuto adagiarsi sulla tradizione consolidata dell'azienda di famiglia e, invece, insieme a sua sorella, ha scelto di impegnarsi a dar vita ad un progetto "anticamente innovativo". Uso volutamente un ossimoro, perché il cuore di questa piccola rivoluzione è stato proprio ritornare all'antico. Innanzitutto la scelta di impiegare esclusivamente grano 100% italiano, coltivato alternando sovescio e maggese, in modo da incrementarne la qualità. Poi, l'uso di trafile di bronzo, che conferiscono alla pasta quella ruvidità, perfetta per trattenere i condimenti e l' essiccazione ad alta temperatura, che preserva colore, nutrienti e profumi della pasta. Questi sono i punti salienti, ma, in pratica, non c'è tappa della produzione che non sia studiata in funzione dell'eccellenza.
Un altro fronte sul quale il Pastificio dei Campi si è impegnato è quello di garantire la tracciabilità di ogni singola tappa della filiera produttiva. In pratica, dal sito del pastificio, indicando il formato di pasta acquistato e la data di scadenza impressa sulla scatola, è possibile ricostruire tutte le fasi della produzione. Addirittura, grazie a Google Maps, è possibile vedere il campo dove è cresciuto il grano che è stato impiegato per quella particolare confezione di pasta.
Certo l'eccellenza ha un costo e questo rende questa pasta un prodotto di nicchia, ma anche le Ferrari lo sono... E chi non vorrebbe farsi un giro su una Ferrari?...
Peccato che, essendosi la visita prolungata più del previsto, io sia dovuta andar via (dovevo andare a Pilates...) prima di passare dallo spaccio aziendale a fare qualche acquisto. Mi manca, quindi, la prova assaggio, ma sono così curiosa di provarla che quanto prima proverò a colmare questa lacuna.
L'accesso alla zona di produzione
La trafila per i Campotti, un formato esclusivo del Pastificio dei Campi.
Nella mia ignoranza, credevo che la pasta mista si facesse mettendo assieme la pasta di vari formati, ho scoperto che, invece, esiste un'unica trafila, da cui escono i formati che costituiscono la pasta mista. Ed il Pastificio dei Campi produce diverse varietà di pasta di pasta mista, che vanno da quella che include 9 formati diversi a quella che ne comprende ben 27!
Il giorno della nostra visita era giornata di pennoni rigati
La pasta disposta sui telai di legno, pronta per essere messa nelle celle di essiccazione. L'esperienza sensoriale più forte della giornata è stata affacciarsi in un di queste celle e respirare il profumo, misto di grano e legno, che saturava l'aria, un profumo che, nella sua essenzialità, mi ha fatto pensare a quello del pane.
L'inscatolamento a mano
Tra i nostri politici va molto di moda usare l'espressione "ci metto la faccia". Ebbene, al Pastificio dei Campi, sulle scatole, la faccia di chi ci lavora c'è davvero.
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