Questo mese, l'MTC introduce una novità: non solo una ricetta (i muffins dolci o salati) attorno alla quale sbizzarrirsi, ma la variante della ricetta che ognuno di noi proporrà dovrà essere ispirata ad un libro, una canzone, oppure un film. Bello! Mi piace! Peccato che il mio cervello, in certe situazioni, vada in black out. Benché, che fosse per diletto o per studio, io abbia passato la maggior parte della mia vita a leggere, se qualcuno mi fa una domanda del tipo: "mi consigli un libro da leggere?", nella mia testa si fa il vuoto pneumatico, come se non avessi mai toccato un libro in vita mia. O ascoltato una canzone. O visto un film.
Per fortuna, passato l'iniziale momento di panico, la mente mi si schiarisce un po' e, piano piano, qualche titolo inizia ad emergere.
Questa volta, dal mio passato remoto, è emerso Robinson Crusoe. E' stato uno dei libri che, da bambina, ho amato di più, letto e riletto non so più quante volte. Perché mi piaceva così tanto? Forse perché anche io, come Robinson, avevo imparato, già a sei anni, che la propria vita può essere totalmente stravolta, nel giro di una notte. Ed anche io, come Robinson, avevo dovuto imparare a sopravvivere da sola. Da sola, perché gli altri, intorno a me, chiusi nel loro dolore devastante, non volevano vederlo riflesso nel mio, al punto che "quel" nome divenne impronunciabile, rendendomi orfana anche dei ricordi.
E amavo quel libro perché, dal fatto che Robinson ce l'avesse fatta a sopravvivere, traevo conforto ed incoraggiamento: se era sopravvissuto lui, potevo riuscirci anche io.
(Mentre scrivo queste righe, è il 12 di novembre e il caso vuole che si tratti proprio dell'anniversario del mio personale "naufragio"...)
Ricordando Robinson, mi è venuto da pensare che una delle sue principali fonti di sostentamento fossero state le noci di cocco. Se non sbaglio, anche Papillon raccontava di essere sopravvissuto alla Cayenna, grazie al fatto che una guardia, da lui corrotta, gli garantiva una noce di cocco al giorno, per integrare la misera dieta del bagno penale. In realtà, sono andata a dare una scorsa veloce e pare che Defoe non faccia, nel suo libro, alcuna menzione di questo alimento, forse nemmeno lo conosceva. In fondo, stiamo parlando del XVII secolo, non è detto che certe merci esotiche fossero note ai più.
Tuttavia, ormai, l'idea del muffin al cocco aveva messo radici nella mia testa e, visto che, ai fini della sfida, contano le suggestioni e non l'aderenza puntuale al testo ispiratore, ho deciso di procedere. Rispetto alla ricetta di Francesca, ho dimezzato le dosi.
Muffins al cocco
Farina 00 75 g
Farina di cocco 75 g
Zucchero di canna 50 g
Uovo 1
Latte di cocco 50 ml
Burro 50 g
Lievito chimico 4 g
Bicarbonato 1/4 cucchiaino
Sale 1 pizzico
Rum 1/2 cucchiaio
Estratto di vaniglia 1/2 cucchiaino
In una ciotola, lavorare lo zucchero con il burro a pomata, aggiungere l'uovo, il latte di cocco ed il rum (quello Robinson ce l'aveva...), amalgamando bene il tutto. In un'altra ciotola, setacciare le farine, insieme al lievito, al bicarbonato e al sale. Versare i liquidi nella ciotola contenente gli altri ingredienti, mescolare poco, ottenendo un composto un po' granuloso. Mettere i pirottini nello stampo per muffins ed infornare a 180 gradi per circa 20 minuti.
E amavo quel libro perché, dal fatto che Robinson ce l'avesse fatta a sopravvivere, traevo conforto ed incoraggiamento: se era sopravvissuto lui, potevo riuscirci anche io.
(Mentre scrivo queste righe, è il 12 di novembre e il caso vuole che si tratti proprio dell'anniversario del mio personale "naufragio"...)
Ricordando Robinson, mi è venuto da pensare che una delle sue principali fonti di sostentamento fossero state le noci di cocco. Se non sbaglio, anche Papillon raccontava di essere sopravvissuto alla Cayenna, grazie al fatto che una guardia, da lui corrotta, gli garantiva una noce di cocco al giorno, per integrare la misera dieta del bagno penale. In realtà, sono andata a dare una scorsa veloce e pare che Defoe non faccia, nel suo libro, alcuna menzione di questo alimento, forse nemmeno lo conosceva. In fondo, stiamo parlando del XVII secolo, non è detto che certe merci esotiche fossero note ai più.
Tuttavia, ormai, l'idea del muffin al cocco aveva messo radici nella mia testa e, visto che, ai fini della sfida, contano le suggestioni e non l'aderenza puntuale al testo ispiratore, ho deciso di procedere. Rispetto alla ricetta di Francesca, ho dimezzato le dosi.
Muffins al cocco
Farina 00 75 g
Farina di cocco 75 g
Zucchero di canna 50 g
Uovo 1
Latte di cocco 50 ml
Burro 50 g
Lievito chimico 4 g
Bicarbonato 1/4 cucchiaino
Sale 1 pizzico
Rum 1/2 cucchiaio
Estratto di vaniglia 1/2 cucchiaino
In una ciotola, lavorare lo zucchero con il burro a pomata, aggiungere l'uovo, il latte di cocco ed il rum (quello Robinson ce l'aveva...), amalgamando bene il tutto. In un'altra ciotola, setacciare le farine, insieme al lievito, al bicarbonato e al sale. Versare i liquidi nella ciotola contenente gli altri ingredienti, mescolare poco, ottenendo un composto un po' granuloso. Mettere i pirottini nello stampo per muffins ed infornare a 180 gradi per circa 20 minuti.
mi è venuta la pelle d'oca... Mi si sono bloccate le parole in gola, forse perché mi riconosco nella sensazione di naufragio, ma tu sei stata coraggiosa. E hai trovato la tua zattera di salvataggio alla fine :)
RispondiEliminaE sai che anch'io mentre leggevo il tuo post, pensando ad un'isola deserta, avevo associato il cocco?
Un abbraccio.
*_*, imparare dalla vita che questa può cambiare da un momento all'altro è una cosa che fa venire i brividi...sopratutto se questa cosa arriva a sei anni....un abbracciato Mari tvb
RispondiEliminaps fantastici i tuoi muffin io adoro il cocco
Si naufraga, ma, come hai fatto, tu si approda in un mondo in cui nulla può farci del male, in cui troviamo conforto e la forza di andare avanti. Purtroppo la sofferenza non bada nè all'età nè al fatto di quanto pesante possa essere, io ne so qualcosa, ma come hai fatto tu con forza sei andata avanti. Questi muffins sono strepitosi, un abbraccio e un ronron speciale Helga e Magali
RispondiEliminaFaccio pubblica ammenda: non ho mai letto Robinson Crusoe, ma prometto di porre presto rimedio.. e se mi prometti di farmi assaggiare anche uno di questi muffin al cocco, esco subito a comprarlo :D
RispondiEliminaCarissima Mariella, mi dispiace leggere nella tua introduzione del dolore che hai provato da bambina, per la perdita di una persona cara, forse la più cara di tutte. Sono cose che restano dentro e se accadono da bambini forse ancor di più. Ma nello stesso tempo penso che rendano più sensibili, se vogliamo trovare il famoso lato positivo anche in situazioni in cui di positivo non c'è nulla.
RispondiEliminaE la lettura si dimostra ancora una volta salvifica per molte situazioni, leggere di analoghe esperienze (anche sotto forma di metafora) aiuta non poco a ridimensionare tutto.
Cocco e rum, due ingredienti che portano lontano e sanno di avventura.
Il risultato si vede, i tuoi muffins sono perfetti e sicuramente molto profumati.
Bravissima!
Ti abbraccio
Francy
cara mariella, non sapevo di questo tuo dolore infantile, e immagino che siano ferite che restino, anche se, come nella tua bellissima metafora, si naufraga ma poi si impara a sopravvivere.
RispondiEliminamolto belli anche i tuoi muffin, equilibrati, gustosi, insomma, in una parola buoni!
Cara mariella, amo il cocco e non posso non amare i tuoi muffins!
RispondiElimina:*
Ti ho conosciuta di persona. Ti ho visto bella, solare, con un alone carismatico e magico attorno. Mai e poi mai avrei pensato che tu fossi naufragata e salvata! Ti sei creata una corazza che ti ha accompagnato fino a qua, che ti permettesse di andare avanti, ma sei rimasta dolcissima e tenerissima. Cosi' come appari agli occhi della gente. E io sono contenta di averti conosciuta! un abbraccione carissima e....complimenti per tutto quanto!
RispondiEliminaSto mangiando in questo momento dei dolcetti al cocco fatti oggi e penso ai tuoi muffin, devono essere buonissimi e poi la tristezza del tuo post, un bambino non dovrebbe mai soffrire così...
RispondiEliminaCi sono naufragi che tatuano l'anima; li conosco.
RispondiEliminaCi sono pene che ti segnano indelebilmente; le ho incontrate.
Silenziose, Insinuanti, Il dolore diventa un lago e ti ci perdi, naufraghi, appunto.
Nel tuo personale naufragio sono sicura che tu abbia trovato il tuo Venerdì e creato con lui un mondo di bene che ti viene anche dalla *terra* perduta....e che perduta nel cuore non sarà mai.
Belli i tuoi muffins,
Più bella tu.
<3 Nora
Posso immaginare di che tipo di naufragio parli e tra qualche giorno ci sará l'anniversario anche del mio personale.
RispondiEliminaTi mando un abbraccio fortissimo e favorisco uno dei tuoi muffins.
Mariella mi sono comossa, il pensiero è andato immediatamente ai miei nipoti che nel momento di una grande perdita molto piccoli( due anni e mezzo) sono stati confortati proprio dal parlare e condividere il dolore e il ricordo con chi gli era ancora vicino. Al punto che la persona cara è diventata un "mito", una leggenda, il personaggio di mille storie avventurose.
RispondiEliminae i muffin al cocco mi sa che li faccio al più presto! .-)
mi hai commossa...perchè in una parola mi hai fatto cappire, come sarà quel dolore un giono...naufragio! Mi piace il tuo paragone a Robinson, a come hai saputo comunque affronatre la vita a come sei riuscita comunque a realizzarti.... questo MTC darà dei muffin bellissimi e buonissimi, ma ognuno di loro avrà un nome, un ricordo..... ti abbraccio MAriella
RispondiEliminami ha rattristato leggere le tue parole ma credo che tu sia sopravvissuta, proprio come Robinson.
RispondiEliminaComplimenti per questi muffin.
a presto
Frankie
Emozione vera il tuo post, per il coraggio che hai saputo trovare in te e che ti hanno resa più forte
RispondiEliminaprofumatissimo il tuo muffin e sopratutto immagino buonissimo
un abbraccio Manu
Non solo hai trovato un porto sicuro, come Robinson... ma lo sei anche diventata, per i tuoi figli e per le persone che ti vogliono bene. Se mai i naufragi hanno un senso, è questo qui.
RispondiEliminaLa noce di cocco, per le civiltà dell'altra parte del mondo, è stata l'equivalente delle nostre castagne, forse ancora più ricca e nutriente: ha dato tutto, polpa, farina, latte e acqua. Una scelta azzeccatissima, per una realizzazione come sempre da manuale.