venerdì 27 settembre 2013

Alla ricerca dell'anatra

Da qualche anno, mia figlia ed io abbiamo preso la buona abitudine di farci un week end assieme, in giro per l'Europa. Lei parte da Vienna, io da Napoli e ci incontriamo da qualche parte. Sono occasioni speciali e preziose, che mescolano cultura, momenti di sano shopping e coccole. 
Quest'anno, siamo andate a Parigi.  Non era la prima volta, ma Parigi offre talmente tanto che, ogni volta, c'è qualcosa da vedere, una mostra da visitare, un museo che ancora non abbiamo esplorato, per cui non c'è mai il rischio di annoiarsi. 
Il momento culturale che ho apprezzato di più è stata la visita alla mostra di Ron Mueck, alla Fondazione Cartier. Mueck è uno scultore australiano, che realizza delle opere iperrealiste, spesso gigantesche, che trasmettono sensazioni forti, dalla tenerezza della vecchia coppia in spiaggia, allo straniamento della madre con bambino, alla solitudine dell' uomo in barca.
Io sono arrivata a Parigi per prima ed ho deciso di dedicare quelle ore, prima dell'arrivo di mia figlia, ad un po' di shopping gastronomico, attività che, quando vado nella Ville Lumiere, non posso assolutamente omettere. Ovviamente, mentre giravo tra Detou, Mora e La Bovida, avevo in testa l' MTC ed una mezza idea al riguardo. E, finalmente, in una deliziosa charcuterie, ho trovato l'ingrediente che cercavo per la mia terza versione delle raviole del plin: il magret de canard fumè!

Raviole con petto d'anatra affumicato

Per la pasta

Farina 0             200 g
Uovo                 1
Tuorli                2

Impastare velocemente e far riposare la pasta, avvolta nella pellicola, per almeno mezz'ora. Stenderla il più sottile possibile (anche questa volta l'ho fatto a mano... si capisce che non ho un buon rapporto con la sfogliatrice del mio Kenwood?...) in strisce, sulle quali si posizioneranno piccoli mucchietti ravvicinati di ripieno. Piegare la pasta, in modo da ricoprire il ripieno, sigillare i bordi e separare le raviole, dando il classico pizzico. Tagliare con la rotella dentata.


Qualche miglioramento tecnico, rispetto alle prime raviole, direi che c'è stato.



Per il ripieno

Pane di segale                      100 g
Petto d'anatra affumicato      90 g
Sciroppo di fichi                  2 cucchiaini

In un mixer, sminuzzare il pane di segale, insieme al petto d'anatra. Aggiungere lo sciroppo di fichi ed un pochino di vino rosso, per compattare il ripieno.
Una volta lessate le raviole in acqua bollente salata, saltarle in padella con del burro fuso, salvia e rosmarino (del mio orto). Spolverizzare con del pepe macinato al momento e delle briciole di pan di segale tostate ( le avevo preparate e mi son dimenticata di aggiungerle... me ne sono ricordata solo quando mio marito aveva iniziato già a mangiare, per cui non era più possibile fare una foto...)





12 commenti:

  1. Adoro Parigi... ma adoro più te dopo avere visto questa versione.
    Dici che varrebbe come scusa per una *fuga romantica* quella di dire : *Caro, mi manca il magret de canard fumè... facciamo un salto a Parigi a prenderlo?*
    A presto bella signora
    Nora

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  2. Anatra e fichi....non aggiungo altro! Complimenti per l'abbinamento e per la realizzazione, Mariella. Davvero da manuale, bravissima! Il week-end mamma e figlia a Parigi te lo invidio proprio, dato che noi siamo ferme al progetto ormai da diversi anni...chissa' se si concretizzera' mai...

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  3. Bellissimi (anzi, bellissime, visto che le chiami "raviole"), ed immagino buonissime!!!!
    Brava Mariella!!!

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  4. Parigi vale sempre un viaggio, e la spesa è d'obbligo, ottimi questi ravioli!

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  5. Mia figlia si è appena sistemata a Parigi per qualche mese e io sto cominciando a scrivere la lista della spesa!

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  6. Grande idea!!!
    Molto convincente in tutto, mi ci sarebbero piaciute anche delle castagne glassate, che dici??;))

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    1. Fabiana, le castagne ce le vedo benissimo, peccato sia un po' presto!

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  7. Anatra affumicata, pane di segale, fichi. Wow! Credo che questi tre ingredienti si sposino perfettamente insieme. Inoltre il pane nel ripieno mi fa proprio pensare a un piatto che trasforma ingredienti poveri in un piatto ricco, da festa, perfetto per il tema della sfida. Anche i plin sono perfetti: sei stata bravissima altroché :)
    Grazie anche per questa versione!

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  8. queste eran cose che facevamo con mia figlia, quando lei era piccola. Poi c'è stata la parentesi dell'adolescenza e guai se mi incontrava per strada. Ora parrebbe di intravvedere qualche spiraglio della figlia che fu (nota il condizionale, che temo sia d'obbligo): in ogni caso, da madre di figlia femmina so che cosa significhino questi momenti e li approvo incondizionatamente. Specie se poi i frutti sono questi.
    Qui c'è un passo avanti, in una direzione più internazionale, rispetto alle altre, e più "da ristorazione", laddove il termine va inteso nella sua accezione positiva: fuori dai denti, se avessi un ristorante, metterei questa ricetta in carta. anche perchè è tremendamente contemporanea, espressione di una ricerca che gli chef stanno facendo sulla valorizzazione dei prodotti del territorio, abbinati anche ad ingredienti più ricercati, rispetto ai quali non sfigurano, anzi. Centratissima la sfumatura agrodolce , anche perchè l'anitra qui è pure affumicata, e il retrogusto dev'essere pura poesia... insomma, mariella: grande piatto e grandissima interpretazione. E l'altrochè di elisa diventa pure il mio
    ps sperimentazione nella sperimentazione: anch'io ci sto aprovarli con le castagne glassate...

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  9. :) brava.. ricordo la telefona e direi alla grande !!!direi perfetti.. ma quando vieni da me..??
    La sfoglia la stendo io tranqui .. ;)
    Un abbraccio Ale

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