lunedì 15 ottobre 2012

Treccia n. 2


Io sono stata, da sempre, affascinata dalla cultura ebraica. Tanto per dare un' idea, mio marito ed una coppia di amici ancora mi rinfacciano di averli portati a vedere uno spettacolo di Moni Ovadia, con le canzoni in yiddish. Un po' di anni fa mi sono letta, trovandoli interessantissimi, due ponderosi tomi di Gershom Sholem sulla Kabbalah. Ma questi sono solo alcuni esempi. Insomma, tutto ciò che ha a che fare con questa cultura mi attrae. Ed è un po' strano per un' atea inossidabile come la sottoscritta, dotata, inoltre, di un atteggiamento, come dire...volterriano nei confronti di tutte le religioni , ma tant' è.  
Con queste premesse, ovvio che il tema dell' MTC di questo mese mi fosse particolarmente congeniale. Perchè ha rappresentato l'occasione per approfondire le mie conoscenze sulla Kasherut  e su una cucina che le restrizioni imposte da quell' insieme di regole minuziose ha reso ingegnosamente ricca. Perchè io sono convinta che non ci sia niente come i limiti per aguzzare la creatività, cosa che è puntualmente avvenuta nella cucina ebraica. 
So che molti non ebrei troverebbero eccessivamente numerose e restrittive le regole che un ebreo osservante deve seguire in cucina ( come in altri ambiti ), ma persino un' atea come me riesce a comprendere il valore del santificare ogni cibo, ogni gesto della quotidianità ed il ruolo che il rispetto della tradizione e la fedeltà ad un Patto ha avuto ed ha nel conservare l' identità di un popolo, a dispetto della Diaspora e delle persecuzioni. E credo che la ragione del mio interesse per questa cultura sia da ricercare proprio nel fascino che la forza di questo senso di appartenenza esercita su di me.
L' ispirazione per il ripieno del mio secondo pane dolce mi è venuta da un mio recente viaggio a Budapest. Il caso ha voluto che alloggiassi nel cuore del vecchio ghetto ebraico, a due passi dalla Sinagoga, la più grande d' Europa, che, ovviamente, sono andata a visitare. Inevitabilmente, la cosa che mi ha colpita di più è stata una scultura, nel giardino sul retro della Sinagoga, voluta da Tony Curtis, nato Anthony Schwarz ( immagino che molti non avessero idea che Tony Curtis, così come Paul Newman, fossero ebrei, il che la dice lunga sull' antisemitismo, nemmeno tanto strisciante, di quegli anni negli USA ). Si tratta di un salice piangente in metallo, su ogni foglia del quale è scritto il nome di un ebreo perito nella Shoah. Agghiacciante...
Budapest è una città in cui, nonostante gli anni del comunismo, il ricordo del passato austro-ungarico è ancora molto vivo, specialmente nelle sue pasticcerie tradizionali, come Gerbeaud, ricche di stucchi e dorature e che offrono le torte tipiche di quella tradizione: la Dobos, la Estherazy, la Sacher. Ed è stato proprio alla Sacher e al suo abbinamento cioccolato/albicocche che mi sono rifatta, anche perchè rappresentava l' occasione giusta per utilizzare la gelatina di albicocche, che avevo preparato a giugno. Insomma, se l' ispirazione del mio primo pane dolce poteva definirsi sefardita, questa è stata una treccia askenazita. Il commento della mia amica, che l' ha assaggiata: libidinosa.

PANE DOLCE DEL SABATO SACHER STYLE


Farina 00                         250 g.
Farina Manitoba              250 g.
Zucchero                         100 g.
Lievito di birra                20 g.
Acqua tiepida                 125 ml.
Olio evo                         125 ml.
Sale                                10 g.
Uova medie                    2
Tuorlo                            1
Acqua                            1 tbs.
Semi di papavero
Gelatina di albicocche    250 g.    
Cioccolato fondente       80 g.

Per il procedimento, riporto quanto scritto da Eleonora



"Prima di tutto è importantissimo setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a che si forma una schiuma. Mescolare la farina, il sale e lo zucchero , versarci il lievito e cominciare ad impastare, aggiungere poi l'olio e per ultime le uova, una ad una, incorporandole al tutto. Lavorare fino a che l'impasto si stacca perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore. "

Trascorso questo tempo, dividere l'impasto in 4 pezzi  . Rotolare ogni pezzo, formando tanti cilindri. Stendere ogni cilindro col matterello, formando delle lunghe strisce. Distribuire il cioccolato spezzettato e la gelatina di albicocche lungo ogni striscia. Inumidire il bordo delle strisce e ripiegarle, sigillando il ripieno all'interno. Rotolarle un po' sulla spianatoia, in modo che ritornino di forma cilindrica.  Questa volta ho scelto di fare una treccia a 4 capi.
Battere il tuorlo con il cucchiaio d'acqua e spennellare la superficie della stella; spolverizzare con i semi di papavero. Far lievitare ancora 2 ore ed infornare a 180 gradi, per 30 minuti, coprendo con un foglio di alluminio a metà cottura.


Le foto, temo si sia capito, sono un po' la mia croce e questa prima è tutt'altro che perfetta, ma ci tenevo a mostrare l' incrocio a 4 capi.




Con questa ricetta partecipo all' MTC di ottobre 2012



6 commenti:

  1. La Sacheeer! Mi piaceeeeee!!
    Leggendo quasi tutti i post questo mese penso che questa sia la sfida più bella ed emozionante, senza togliere niente alle altre, sopratutto a quelle a cui non ho partecipato. Perché lo studio non è puntato solo alla ricetta ma alla cultura di un popolo che ci ha affascinato e conquistato!!
    Buon lunedì!

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  2. Gran bel post, Mariella,complimenti. Ho un brutto ricordo di Budapesr e sarebbe anche l'ora di cancellarlo, ritornandoci: anche perchè, per quanti sforzi faccia, non riesco a ricordare la sinagoga. Invece, la descrizione che ne hai fatto mi ha richiamato alla mente quella di Praga, nel quartiere ebraico, dove ce ne sono almeno 4, se non vado errata- e la più famosa ha trascritti sulle pareti tutte le vittime dell'olocausto. non c'è uno spazio libero, la scrittura è fitta- e tu esci da quella visita con il cuore stretto. E' in questo senso che la cucina ebraica ci interessa così tanto, proprio perchè simbolo di una commemorazione che nonn può non coinvolgerci e non può non farlo in modo toccante, indipnendentemente dalle posizioni personali in materia di fede.
    Ma lo dici benissimo tu, nel tuo post, davvero.
    E bellissimo è questo pane dolce- che la dice lunga su dove possano arrivare gli intrecci, quando sono due tradizioni così importanti come quella ebraica e quella mitteleuropea ad incontrarsi! grazie ancora

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    1. Ale,alla fine,non è che Budapest sia piaciuta molto anche a me...

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  3. signora, lei forse non sa che la sacher è la mia torta preferita! rubo l'idea per le prossime brioche!!

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  4. Che bello. Il post, il misto di culture e tradizioni che hai fatto, l'intreccio, tutto insomma. Questa mi fa proprio tanta gola...ed è pure sabato mattina! :P
    grazie, un bacione

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  5. brava hai intrecciato per la secondo volta... e il gusto sacher mi piace tantissimo!

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