lunedì 15 settembre 2014

Dal sud dell'India

Quando si è saputo che il tema dell' MTC  di settembre era il riso e le sue tecniche di cottura, nessuno si è stupito più di tanto, dal momento che chiunque conosca il suo blog, sa che Annalena è esperta di cucina giapponese come pochi . 
Inevitabilmente, nella mia mente, l'associazione di pensiero che è scattata è stata: Riso-Asia-India, indirizzandomi, ipso facto,  verso una delle cucine che amo di più.
Amo così tanto questa cucina che, dal momento che, a Napoli, ristoranti indiani non ce ne sono, ogni volta che mi trovo in un'altra città, me ne cerco uno. Mi è capitato, così, di trovarmi a mangiare indiano a Salisburgo, a Londra (ma lì è quasi scontato), oppure a St. Tropez, dove, a parer mio, si trova il miglior ristorante indiano nel quale io abbia mai mangiato fuori dall'India e che rappresenta una tappa obbligata, ogni volta che mi trovo da quelle parti.
Pur di mangiare indiano, mi son trovata a sfiorare comportamenti degni di denuncia al Telefono Azzurro. 
Eravamo negli USA e, dopo un fantastico giro tra Yellowstone, Grand Teton, Grand Canyon, Foresta Pietrificata ecc., approdammo a Los Angeles. Fu così che, una sera, facemmo cenare i ragazzi (mia figlia, all'epoca, aveva 11 anni e mezzo e mio figlio poco più di 9), li riportammo in albergo, raccomandammo loro di chiudersi dentro e di non aprire a nessuno per nessuna ragione, e, tranquilli che tanto loro parlavano inglese anche meglio di me, ce ne andammo al ristorante indiano. Avremmo anche potuto risparmiarci questa figura da genitori degeneri perché l'esperienza fu alquanto deludente.
Tornando all' MTC, in cerca di ispirazione, sono andata a spulciare questo sito, consigliatomi dai miei amici indiani come molto affidabile. Immediatamente, ho individuato la ricetta che mi sembrava si prestasse meglio ad interpretare le regole del gioco. Ho dovuto fare qualche modifica, un po' per necessità, un po' in base ai gusti personali, ma il risultato è stato all'altezza delle aspettative. Come spesso accade, quando si ha a che fare con le cucine etniche, si finisce con l'averne un'idea un po' appiattita, per cui ci sembra che una tradizione culinaria possa essere riassunta e/o rappresentata da un gruppo ristretto di sapori e preparazioni. Un po' come accade agli Americani, che pensano che basti usare pomodoro, aglio ed origano per fare un piatto italiano... Ecco, questa è una ricetta diversa, con una sua precisa individualità: non è curry, non è tandoori, non è tikka masala, non è biryani.

Lemon rice

Per il riso
Riso Basmati                  200 g
Acqua                             300 ml
Olio evo                         1/2 tbs
Sale

Per il condimento

Semi di cumino             1/2 tsp
Semi di mostarda                  "
Curcuma                                "
Peperoncino rosso        1
Peperoncini verdi         6
Ceci lessati                   200 g
Arachidi non salate      100 g
Succo di limone           80 ml
Olio evo                       2 tbs
Sale

La sera prima, mettere in ammollo i ceci e, il giorno dopo, lessarli.
Mettere il riso in una ciotola e sciacquarlo, più volte, fino a che l'acqua risulterà limpida; a quel punto, lasciarlo in ammollo per  20 minuti. Mettere l'acqua in un pentola, aggiungere il sale e l'olio e mettere sul fuoco. Appena prende il bollore, versare il riso, abbassare la fiamma, coprire con un coperchio pesante e far cuocere per 15 minuti, senza mai mescolare. Nel frattempo, mettere in una padella (io ho usato il wok) le arachidi e farle tostare brevemente. Appena appaiono belle dorate, levarle e aggiungere, nello stesso olio, le spezie, il peperoncino rosso (ovviamente, la quantità di peperoncino varia secondo i gusti ed il grado di piccantezza dello stesso) ed i peperoncini verdi, tagliati in quattro e privati dei semi. Aggiungere i ceci lessati e scolati e cuocere a fiamma vivace, per un paio di minuti. Una volta che il riso sarà cotto, sgranarlo con una forchetta e versarlo nella padella, insieme alle arachidi. Saltare il riso con gli altri ingredienti, aggiungere il succo di limone ed il sale e servire.

Cosa ho modificato

La ricetta originale prevedeva il chana dal, cioè ceci neri, privati del rivestimento esterno e tagliati a metà. Non avendoli, ho usato normalissimi ceci ed in quantità maggiore, rispetto a quanto indicato da Manjula. Così come ho dovuto fare a meno delle foglie di curry. Ho aumentato la quantità di peperoncini verdi, perché uno mi sembrava davvero poco (e, poi, devo pur smaltire la super produzione del mio orto...). Amando tantissimo il cumino, sono stata tentata di aumentarne la dose, ma, per fortuna, non l'ho fatto: l' equilibrio tra le varie spezie è perfetto così.
        






11 commenti:

  1. yummy! Anche senza chana dal... è un piatto decisamente nelle mie corde!

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  2. Ma che meraviglia!!!! Pensa che la cucina Indiana piace (è da non credersi!) pure al Martirio.
    Non è che ne conosci uno buono anche a Milano? Vorrà dire che, se non hai nomi da farmi, verremo a trovarti a Napoli....tanto il catering di Zia Mariella pare funzioni alla grande!
    Bacioni e complimenti
    Nora

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  3. io un po' come te amo la cucina indiana tout court e ovunque vada mi cerco un ristorante, questo tuo piatto sembra delizioso.. ma com'è che Napoli non ha un indiano? Consolati che non c'è neanche qui, ma pensavo che nelle grandi città ci fosse ovunque

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  4. Mariella...il chana dal , non credo sarà facile da torvaee qui, ma questa tua "rivisitazione " mi piace devvero tanto e la proprorrò di certo a qualche cena ! Grazie

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  5. io ce li ho i ceci neri!!! allora lo proverò, mi piace, veggy 100%

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  6. Tre, ce ne sono a Genova, di ristoranti indiani- e ce li facciamo a rotazione, ogni volta che abbiamo "voglia" di andare a cena fuori. Appena arrivi (perchè prima o poi sbarcherai anche qui, vero?) te li faccio provare tutti. L'unica pecca è che purtroppo il menu è sempre quello, fossilizzato sui parametri internazionali e in qualce caso contaminato dalle barbarie locali: mi aspetto solo un tandoori con pesto e poi abbiamo visto di tutto. Mentre la cucina indiana è un mondo a parte, variegato e diversissimo, anche da km a km. Se ti capita, leggiti Indian Takeaway, (l'autore te lo cerco poi): è un viaggio di un indiano naturalizzato scozzese (si fa ritrarre con il turbante e il kilt, meriterebbe solo pr quello) nei sapori della cucina della terra dei suoi genitori, raccontato con un umoirismo tutto britannico ma ricchissima di contenuti. Nel frattempo, io mi ricopio la tua ricetta - e ci studio un menu attorno, già per la cena di domani..(ach, l'ammollo dei ceci!!!)

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  7. vieni a Roma che ti porto da Maharaja!!! e iscriviti al gruppo della cucina di Lord Krishna su facebook s e hai questa passione per il cibo indiano. Che poi è molto diverso da nord a sud come sicuramente saprai già

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  8. quindi se ho i chana dal di là (è davvero così) e le foglie di curry posso procedere...
    posso? posso? procedo! anche io amante cucina indiana!
    bellissima interpretazione!!!!!

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  9. A quanto pare, sono l'unica ad essere sprovvista di chana dal...Urge provvedere

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  10. Questa faccenda che una napoletanissima come te ami visceralmente la cucina indiana è strepitosa!!!!!
    Mi incuriosisce da pazzi:))
    Adesso penserò a St. Tropez perchè se c'è qualcosa che non mi fa dormire di notte è pensare di essermi privata dell'assaggio di qualcosa di sublime, da sempre.
    Anche a Vicenza c'è un ottimo risto indiano, loro sono di Goa, naturalmente io sono una cliente fissa....e soddisfatta.
    Tu non solo mi tenti, mi provochi, mi affascini, insomma.....è passione totale:))))

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